Centrale Santa Caterina. La scuola

Centrale Santa Caterina. La scuola

La nostra vita per certi versi non era facile. Si parla sempre degli anni  50. Non c’erano scuole nelle vicinanze, quindi  l’unica raggiungibile si trovava in uno stazzo “Is Collus” si chiamava “scuola rurale”. Era costituita da due stanze, una grande che ospitava le classi di prima, seconda e terza ed una stanzetta più piccola per gli alunni di quarta e quinta. Era ubicata  dietro ad una stalla, nella  qualche volta  entravamo per riscaldarci prima del’inizio delle lezioni. Ricordo che vi era un asinello bendato che faceva girare una mola per macinare il grano.  Per arrivare alla scuola dovevamo percorrere circa due chilometri di viottoli in mezzo ai  campi e quando pioveva dovevamo portare mantelle e stivali per poter  passare in mezzo a fango e pozzanghere. Tutto questo non ci ha mai scoraggiato. La mattina ci si trovava e tutti assieme ci incamminavamo, era una bella scarpinata visto che l’età  dei bambini variava dai sei anni fino agli undici. Durante l’ inverno era un po’ dura ma poi con la primavera  diventava una passeggiata in mezzo alla natura. Avevamo imparato a riconoscere le varie erbe commestibili, durante il tragitto raccoglievamo asparagi, funghi e fiori. Un anno, credo fossi  in terza elementare, si decise di darci la refezione e dato che nella stanza  più grande vi era il caminetto  (che tirava malissimo), si allestì un grosso pentolone per bollire il latte di pecora appena munto ( altro che latte pastorizzato)  misero me a mescolarlo fino all’ebollizione e quindi a distribuirlo nelle tazze, ricordo che sapeva un po’ di fumo però era buonissimo, col latte ci veniva dato anche  un panino. Si dovevano sostenere ben  tre esami, in terza, in quinta  per la licenza  elementare ed infine l’esame di  ammissione per frequentare le medie.

Terminate le elementari, alcuni andavano alla scuola di avviamento professionale oppure alla scuola media. I più grandi per poter proseguire gli studi  dovettero andare a Cagliari  in collegio oppure a pensione dai parenti.  Quando toccò a noi esisteva  una scuola media privata parificata (a pagamento) ed una scuola di avviamento entrambe a S. Antioco. Per  andare  a scuola si doveva prendere la littorina alle sei  e trenta (non c’erano altri mezzi), arrivati a  S. Antioco aspettavamo in stazione fino alle otto e venti  quando iniziavano le lezioni. La scuola era costituita da tre aule che si aprivano in una sala dove stava un caminetto per il  riscaldamento. In realtà  era un appartamento adibito a scuola ma gli alunni non erano poi tanti.  Per fortuna alle due meno venti partiva il camion con gli operai e quindi almeno noi di Santa Caterina  alle due rientravamo a casa. Durante l’ inverno in realtà non si faceva granché  dopo lo studio. Quando il tempo lo permetteva, inforcavamo  i pattini a rotelle e percorrevamo qualche chilometro . Non c’erano piste e quindi si pattinava nello stradone  dove l’asfalto era abbastanza liscio, poi quando eravamo stanchi ci facevamo trainare qualche carro oppure ci sedevamo dietro, già perché le macchine erano poche e nella strada passavano diversi carri a buoi. Il sabato o anche la domenica mia madre portava noi e i qualche nostra amichetta, al cinema a S. Antioco. Si partiva col trenino e si rientrava col camion degli operai alle ventidue. Però molto del tempo lo si trascorreva leggendo o ascoltando la radio oppure facendo i compiti.

Finite le scuole medie si doveva scegliere  tra gli istituti: liceo classico, ragioneria o geometri, Io scelsi il liceo, altri l’istituto di ragioneria. Ma anche stavolta si viaggiava in treno o littorina, partenza alle sette e venti,  arrivo a Carbonia alle otto circa e per  raggiungere la scuola due chilometri da percorrere a piedi, in aperta campagna, in mezzo ad una porcilaia. Quando arrivava la stagione calda il puzzo era insopportabile. La stazione delle Ferrovie Meridionali Sarde era ubicata distante dal centro abitato ma vicino alla miniera di Serbariu, in quanto qui veniva caricato il carbone nei treni  per trasportarlo alla Centrale di Santa Caterina e al Porto di S. Antioco. Alla fine dell’anno scolastico, la Società Elettrica Sarda nel  Notiziario di vita aziendale segnalava gli allievi più meritevoli  ai quali  veniva poi attribuita una borsa di studio. Conseguita la licenza di scuola superiore per proseguire gli studi si doveva necessariamente andare a Cagliari per frequentare l’Università. La Società, se si era un regola con gli esami con la media del 27/30, assegnava una borsa di studio per contribuire alle spese per le tasse universitarie, libri e pensione.

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