Testimonianze della vita a Santa Caterina

Dal diario personale di Mirella Sias

“Sono  fra i primi  bambini che hanno abitato a Santa Caterina mi chiamo Mirella Sias.a Mio padre fu assunto dalla Società Elettrica Sarda nel 1926 e destinato alla Centrale di Santa Gilla. Nel 1937 vi andammo ad abitare io a quel tempo avevo soltanto un anno  non ho ricordi ma solo alcune foto. Nello stesso cantiere facemmo amicizia con la famiglia Zanardi che aveva un bimbo della mia età e uno di cinque anni. Nel 1939 mio padre venne trasferito nella nuova Centrale di Santa Caterina ed io con i miei genitori andammo ad abitare in una moderna palazzina: quattro appartamenti , due al piano terra e due al primo piano più una terrazza. Gli appartamenti erano spaziosi, costituiti da quattro vani, una grande cucina più servizi (bagno completo e lavanderia) un lusso per quei tempi. Mia madre all’epoca aveva ventisei anni e per lei, cresciuta in città, era una vita completamente diversa.  Inizialmente essendo la prima famiglia ad abitare a S. Caterina  si trovò sola con una bimba di tre anni , raccontava che sentiva soltanto il rumore del vento e dei treni che trasportavano il carbone. Mio padre svolgeva le mansioni di sottocapo centrale ed era impegnato a tempo pieno e spesso faceva anche il turno di notte ed io e mia madre restavamo sole. Nel mese di novembre arrivò la famiglia Zanardi: Mamma Jenny, babbo Toni e due bambini, Luciano di sette anni e Guido di tre, occuparono l’abitazione al primo piano di fronte alla nostra. Anche loro provenivano da Santa  Gilla e quindi già nostri buoni amici. Guido di tre anni, mio coetaneo, bussò alla nostra porta e si presentò come Dido Zazai, era un bambino molto vispo ed assieme seppure piccoli ne abbiamo combinate delle belle. Siamo in pieno autunno faceva vento e freddo (allora esistevano ancora le stagioni) e le due spose affrontarono con coraggio la nuova vita. Sono entrambe cittadine e si trasformarono in campagnole. A circa due km andavano a piedi al Medau di Is Collus dove si trovava anche la scuola che frequentarono tutti i bambini di Santa Caterina. Arrivano altre due famiglie Medda e Simoncini anche loro giovani e con bambini piccoli. Cominciò a formarsi un piccolo nucleo con operai che però non avevano la famiglia nel  posto ma provenivano da Palmas Suergiu (poi San Giovanni Suergiu), Sant’Antioco e Calasetta ed anche dai Medaus  della zona.

Si  allestirono orti, pollai e vigne e le signore di “città” eleganti, diventarono in stile fascista, massaie rurali. Si organizzarono anche per la spesa  giornaliera che veniva affidata ad una persona addetta. Intanto a Carbonia nasceva il primo grande magazzino P.T.B. (Per Tutte le Borse). Data la scarsità di mezzi ci si spostava a piedi o in bicicletta talvolta in treno o in littorina. Il posto anche se ancora desolato per noi poteva essere bello, ma purtroppo secondo il vento che tirava, il polverino  cadeva sulle nostre case formando un velo nero su tutto e l’aria diventava irrespirabile causa lo zolfo che era contenuto in alta percentuale nel carbone utilizzato per alimentare le caldaie. Tra la nostra palazzina e la strada c’era una fascia frangivento di eucaliptus che era  chiamata “forestale”. Noi eravamo piccoli, coccolati, giocavamo e tutto era piacevolmente confortevole, la casa, il bagno, l’acqua calda, le stufe elettriche, i bei pranzi e le torte della nostra carissima amica Jenny. Le nostre famiglie infatti erano molto legate e spesso la sera si riunivano ad ascoltare la radio o giocare a carte e a fine serata si cenava tutti  assieme. Noi bambini anche allora ricevevamo la befana aziendale anche se, mi pare di ricordare, si chiamasse befana fascista. Io col mio coetaneo Guido, anche se piccolini, qualche marachella la combinammo, ne ricordo una in particolare,tra noi bambini ve era una più piccolina, si chiamava Milvia. La sua mamma la pettinava facendole dei bei boccoli. Non so cosa ci venne in testa portammo la bimba in bagno le bagnammo i capelli con l’acqua gelata e prese un paio di forbici le tagliammo tutti i boccoli, che nascondemmo in un barattolo di borotalco. Qui non racconterò il disappunto della mamma della bambina e delle nostre madri che non sapevano come scusarsi. Ma dopo tanto tempo la cosa era diventata comica. Di quel periodo abbiamo ancora delle foto ricordo.

Testimonianze della vita a Santa Caterina

 

Siamo nel 1940 c’è la guerra si piazzano le batterie antiaeree sulle rive dello stagno e subiamo i primi bombardamenti degli inglesi. Luciano, collezionista nato,raccoglieva le schegge delle mitragliatrici. Come rifugio vi era una specie di cunicolo sotterraneo dove saremmo dovuti andare durante i bombardamenti. Nel mese di settembre nacque mio fratello Luigi e in famiglia diventammo  quattro. Noi a Santa Caterina avevamo un altro nemico la “malaria” ci ammalammo tutti, mia madre, per necessità  imparò a fare le iniezioni di chinino. In quel periodo arrivò il Signor Vito Cadorin, bellunese che diventerà il  Capo centrale rimarrà a Santa Caterina fino al  suo trasferimento a Villasor verso il 1961 come direttore del centro di ripartizione. Non ricordo di preciso la data, ma verso la fine del 1941 o primi del 1942 mio padre fu trasferito a Cagliari con l’incarico di capo Ufficio personale operai  e quindi anche la nostra famiglia tornò a Cagliari. Purtroppo mi ammalai di malaria in forma molto grave, fortunatamente venni salvata con una terapia sperimentale: chinino per endovena. Tale terapia era stata scoperta da un medico maremmano che l’aveva sperimentata su stesso. Eravamo ormai in piena guerra e nei miei ricordi ci sono bombardamenti, lo sfollamento e infine la perdita della casa. Mio padre, militarizzato rimase a Cagliari e noi sfollati prima a Pattada poi a Oristano, perdemmo con lui tutti i contatti. Finalmente alla fine del ’44 tornammo a Cagliari e trovammo la nostra casa distrutta furono dei tempi molto duri ma la famiglia era nuovamente riunita. Alla fine della guerra nel 1946 ci ritrovammo con i nostri amici, la famiglia Zanardi, loro erano rimasti a Santa Caterina dove resteranno fino al 1965 e poi si trasferiranno a S.Antioco. L’antica amicizia era rimasta salda. Nel 1942 ebbero una bambina: Marinella e nello stesso anno nacque mio fratello Marco. Nel 1945 nacque il mio ultimo fratellino Paolo. Noi siamo rimasti per sempre a Cagliari ma Santa Caterina è rimasta sempre nel nostro cuore ed io che i miei fratelli vi abbiamo trascorso diverse estati.  Io in particolare che avevo voluto come madrina di Cresima Jenny, continuai ad andarci da ragazzina. signorinetta e ragazza e di Santa Caterina ricorderò le bellissime serate, il mare, le gite in barca, le feste e l’allegria.

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