Quando la Centrale elettrica di Santa Gilla utilizzò il Carbone Sulcis

Quando la Centrale elettrica di Santa Gilla utilizzò il Carbone Sulcis

Da tempo immemorabile si sa che la Sardegna è una regione ricca di giacimenti minerari ma in questo momento storico erano di grande interesse i giacimenti di combustibile. La zona di maggiore importanza era quella della provincia di Cagliari diciamo del Sulcis comprendente i territori dei comuni di Iglesias, Gonnesa e Serbariu.

Il Carbone del Sulcis, la scoperta dell’oro nero e l’avvio dell’industrializzazione del Sud Sardegna

I rilievi geologici misero in evidenza un’area coltivabile di 42 km 2 in cui il combustibile era disposto a strati con una ricchezza stimata di 52 milioni di tonnellate. Le dichiarazioni di scoperta della miniera di Bacu Abis risalgono al 1851. Fino 1871 furono compiuti lavori di esplorazione. Dal 1871 al 1877 ad opera della Società Carbonifera si iniziarono le coltivazioni interne con l’inizio dei primi pozzi e gallerie. Dal 1877 al 1910 si svilupparono lavori a cielo aperto per i banchi affioranti ma nel periodo prebellico per l’immergersi degli strati di combustibile si iniziò ad approfondire i pozzi.

Durante la guerra le miniere ebbero un certo incremento ma la vera attività produttiva iniziò nel 1927, le miniere di Bacu Abis passarono sotto il controllo della Società Montevecchio che affrontò il problema della organizzazione moderna della miniera.

Furono perfezionati pozzi le gallerie; si crearono moderni impianti di eduzione delle acque, una centrale di riserva per forza motrice, una di compressione d’aria per le perforazioni ed infine un impianto di vagliatura.

La crisi dell’industria e la trasformazione delle centrali

Nonostante tutti questi miglioramenti però arrivando dei periodi critici per l’industria mineraria, la società Montevecchio nel 1933 fallì, ma un oculato esercizio provvisorio mantenne in efficienza la miniera, che per il periodo che stiamo trattando veniva ormai considerata una ricchezza nazionale.

Possiamo dire che il miglior forse unico cliente nel periodo più critico fu proprio la Società Elettrica Sarda che senza alcun contributo o aiuto installò una moderna centrale termoelettrica con l’utilizzazione del combustibile locale. L’uso del combustibile Bacu-Abis presentava delle difficoltà in quanto mancava una specifica esperienza per i grandi impianti, inoltre i tentativi fatti esitavano in insuccessi. Il merito della Società Elettrica Sarda fu di aver impostato la progettazione di nuovi impianti previsti per l’utilizzo del Bacu-Abis tenendo in considerazione le sue caratteristiche peculiari.

Con la collaborazione delle diverse Ditte competenti S.A. Gefia che in accordo con l’A.N.C.C. (Associazione Nazionale Controllo Combustione), a cui la Società Elettrica Sarda diede precise direttive, sorse a Cagliari e precisamente a Santa Gilla, una moderna centrale  termoelettrica a combustibile nazionale che rispose alle aspettative grazie alla Ditta committente, alle Ditte costruttrici e a tutti coloro che collaborarono. Naturalmente per primo fu analizzato accuratamente il combustibile sotto i più svariati aspetti dei suoi componenti caratteristici, zolfo, sostanze volatili. etc. perché l’alto contenuto di zolfo ne aveva sempre limitato l’uso, ma ulteriori studi misero in evidenza che con opportuni accorgimenti era possibile la sua utilizzazione. Ma era risaputo che tutti i carboni contengono una quantità variabile di zolfo e quindi i prodotti di combustione contengono anidride solforosa e solforica, ma si costatò che se non avveniva la condensazione del vapore acqueo contenuto nei prodotti di combustione, i gas solforosi non potevano agire sul metallo. Infine un’indagine dell’A.N.C.C. concluse che in casi rarissimi si era notato, che soltanto, dopo molti anni di funzionamento si verificavano tracce di corrosioni esterne nei generatori di vapore.  Arriviamo alla descrizione della Centrale termoelettrica di Santa Gilla della S.E.S. che sappiamo sorgere in riva all’omonimo stagno. Fu costruita per integrare gli impianti del Coghinas e del Tirso durante i periodi estivi quando le precipitazioni erano scarse o assenti. La Centrale era racchiusa in un fabbricato comprendente la sala caldaie, sala macchine, sala quadri e apparecchiature di sicurezza e protezione mentre i trasformatori e le linee di partenza erano all’aperto. Per il rifornimento del carbone la Centrale era raccordata mediante un apposito binario con la rete delle Ferrovie dello Stato che alla stazione di Iglesias era collegata alle Ferrovie Meridionali Sarde che però erano a scartamento ridotto. Il minerale veniva caricato nella stazione di Bacu Abis che era raccordata alla miniera, era quindi  possibile il trasporto ferroviario direttamente da miniera a centrale con lo scambio da una ferrovia all’altra ad Iglesias. Nella Centrale furono installati nuovi impianti ad alte prestazioni per l’utilizzo del Bacu Abis. La sala caldaie constava di due bracci, nel primo furono installate due caldaie “Gefia” gemelle con due bruciatori ciascuna, nel secondo braccio furono installati quattro generatori uguali della “Tosi”. Ovviamente le quattro caldaie del primo braccio erano in piena efficienza per bruciare il Bacu Abis. Nella sala turbine erano stati disposti due turbo-alternatori uno della Tosi-Marelli della potenza di 6000 kW e uno della “Stal” della potenza di 10.000 kW nella sala quadri vi erano tutti i comandi e gli strumenti di misura.

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A questo punto iniziarono le prove di collaudo che richiesero diverso tempo perché via via bisognava adattare i vari materiali e studiare molti accorgimenti per permettere che l’impianto marciasse in condizioni soddisfacenti.

Il 7 ottobre nel 1931 le caldaie <<Gefia>> entrarono regolarmente in marcia, presentarono non pochi inconvenienti per cui si dovettero apportare molte modifiche per consentirne un regolare funzionamento.  La prima prova di collaudo fu eseguita il 25 agosto 1932 e l’ultima il 3 e 4 dicembre 1933 e la conclusione fu dopo gli opportuni accorgimenti si erano raggiunti dei rendimenti e produzioni soddisfacenti con il combustibile nazionale ed inoltre si potevano apportare ulteriori miglioramenti

Santa Gilla era diventata una Centrale sperimentale per l’utilizzazione del carbone sardo anche per i nuovi impianti nazionali.

Questa narrazione la devo a mio padre proveniente da Battaglia Terme (PD) che fu assunto dalla Società Elettrica Sarda esattamente 9/11/1926, partecipò a questi lavori da me descritti, desunti da documentazioni in suo possesso nonché delle foto in cui appare accanto alle caldaie <<Gefia>>, le foto dei turbo-alternatori, della Centrale e dell’officina.

Fonte documentale ed iconografiche dalla Rivista dell’Associazione Nazionale Controllo Combustione. Le foto provengono dall’album di mia proprietà. Copyright 2014-2022 tutte le foto, i contenuti e i descrittivi sono contenuti riservati. Vietata la riproduzione, l’utilizzo anche parziale di testi e foto senza autorizzazione.

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