Centrale Società Elettrica Sarda S. Caterina anni dal 44 al 50

Centrale Società Elettrica Sarda S. Caterina anni dal 44 al 50

 

La Società a quei tempi forniva ai propri dipendenti anche l’assistenza sanitaria (avevamo un libro dove il medico  compilava tre fogli una restava al paziente, una al medico e la terza era la ricetta per i farmaci).   La Società fece anche una cooperativa la SACCADES, una delle prime costituite in queste zone, era uno spaccio    per i dipendenti, senza scopo di lucro, e quanto speso veniva trattenuto a piccole rate  dallo stipendio. Ai figli dei dipendenti ogni 6 gennaio venivano distribuiti i doni della Befana aziendale. Ricordo che una volta,  mi alzai presto per vedere cosa aveva portato la Befana e con disappunto non trovai nulla, naturalmente chiesi spiegazioni e mio padre mi disse  che la befana aveva rotto il manico della scopa che quindi era in officina per la riparazione, ovviamente  ci credetti  (beata innocenza) comunque anche se un pò in ritardo i regali arrivarono.

Centrale Società Elettrica Sarda S. Caterina anni dal 44 al 50

 

La società provvedeva anche a mandare i bambini in colonia. Il Poetto era la colonia marina e l’alto Flumendosa quella montana, venivano divisi in tre gruppi e ognuno trascorreva un mese nella colonia assegnata. Si può dire che per certe cose la Società era molto avanti. Naturalmente c’era anche un rovescio della medaglia perchè all’epoca non vi erano mezzi di trasporto. La Società aveva messo a disposizione un carrettino trainato da un asinello di nome Mongetta. (Pare che il precedente di nome Piricocco fosse andato in pensione, era il primo pensionato dell’Elettrica Sarda!!) col quale un addetto  andava a S. Giovanni per fare la spesa, comprare i giornali ritirare la posta o imbucarla. L’asinello col suo carrettino  era addirittura diventato una figura simbolica. C’era anche un calesse trainato da uno splendido cavallo di nome Galante sostituito più tardi da Morello  ricordo che  tutto nero col manto lucidissimo. Bisogna dire che questi animali facevano parte della grande famiglia della Centrale e tutti noi gli eravamo affezionati. Anche altri animali  facevano parte della “famiglia” ed erano i cani del capo centrale. Mi ricordo di una cagnetta di nome Feta  vecchia e cieca che girava liberamente per il cantiere ma tutti i giorni all’ora di pranzo veniva a casa grattava la porta,  entrava noi gli davamo una ciottola con del cibo si accucciava qualche minuto sotto al tavolo e poi andava via. Un giorno non tornò e da quel momento non la vedemmo più e fu un grande dispiacere.

Gli operai si recavano al lavoro o a piedi o in bicicletta. Per quelli che venivano da  S. Antioco era stato messo a disposizione un camion Fiat 626 che chiamavamo confidenzialmente 26  trasportava  alle 6, 14, 22 gli operai per il turno. Era impressionante vederlo transitare sopra il Ponte Romano, unica  via di attraversamento dell’istmo.   Passavano anche i mezzi pubblici. Un treno passeggeri,  le littorine, ma a volte utilizzavamo il camion degli operai (il citato 26)  per rientrare da S. Antioco. Non dimentichiamo le biciclette mezzo con cui ci si spostava di più. Nello stipendio figurava infatti la voce “indennità bicicletta” che mio padre ha percepito fino alla sua andata in pensione nel 1964.

Nelle vicinanze non c’erano scuole. L’unica scuola elementare era ubicata in uno ” stazzo”  “Is Collus” a metà strada fra S. Caterina e S. Giovanni. era costituita da due stanze una grande che accoglieva  i bambini di prima,  seconda, e terza ed una più piccola per i ragazzini di quarta e quinta. Per arrivarci  dovevamo percorrere circa 2 km di viottoli in mezzo ai campi. Ma per noi era una passeggiata. Durante la primavera  all’andata raccoglievamo funghi, fiori  asparagi e li davamo alla maestra mentre quello che raccoglievamo al ritorno lo portavamo a casa. In primavera passavamo accanto ai campi di grano dove spiccavano papaveri e gladioli selvatici di un bel color fucsia, era un bellissimo spettacolo. La scuola non aveva certo il riscaldamento un giorno mi lamentai con mio padre  e all’indomani arrivò il carrettino con la legna per il caminetto, il capo centrale aveva provveduto a inviarla.  Completate le elementari per frequentare le scuole superiori bisognava andare a Cagliari.  Ciò era un gran sacrificio per le famiglie anche perchè i ragazzi potevano rientrare solo per le grandi festività (Natale e Pasqua) e per le vacanze estive. Col tempo la Società è venuta incontro con borse di studio per gli studenti più meritevoli. Inoltre gli stessi venivano segnalati nel “notiziario SES” giornale di informazione  sulla vita aziendale e dove peraltro vi erano anche articoli di attualità. Essendo un giornale  di grande formato è stato diviso a metà.

Vedi anche: La Società elettrica Sarda e il suo impegno per il sociale

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