Visita alla Centrale di Santa Caterina dopo quasi cinquant’anni

Monumenti aperti 2012 S. Giovanni Suergiu

Nel 1965 la centrale di Santa Caterina fu definitivamente fermata e dal quel momento invece di essere salvaguardata come un bene fu lasciata in mano ai vandali che la distrussero nella maniera più vergognosa. Da quell’anno non andai più a Santa Caterina forse per il dispiacere di ciò che avevo lasciato ma anche perché gli studi mi tenevano lontano anche se potevo vederla ogni volta che da Cagliari rientravo a Sant’Antioco  e dalla nostra casa oltre la laguna era ed è sempre davanti a me. Qualche anno fa però in occasione della manifestazione Monumenti Aperti su invito di alcuni amici di San Giovanni Suergiu ho avuto l’occasione di ritornare in Centrale, ma quello che ho visto mi ha stretto il cuore. Era rimasto ben poco di tutto ciò che ricordavo. Entrando sulla sinistra vi era un filare di pioppi che arrivava fino alla foresteria ora c’erano solo sterpaglia, qualche albero sparuto e la palazzina che un tempo ospitava la foresteria era  piuttosto mal ridotta. Di recente nel suo interno si sarebbe sviluppato un incendio distruggendo vari documenti che vi erano accatastati invece che archiviati ordinatamente. Procedendo le rotaie dove transitavano i treni che portavano il carbone  erano sparite e dappertutto crescevano molti cespugli di lentischio, il campo da bocce, che era stato per noi centro di aggregazione serale, non esisteva più, così come le tante piante di mioppus.  Andando avanti sulla destra c’era un edificio con due locali in uno dei quali c’era il dopolavoro con la televisione e nelle pareti le bacheche con i trofei conquistati dall’Electra, mentre nell’altro a fianco vi era una piccola autorimessa questo era chiuso con delle serrande.

Tutte le foto sono tratte dal sito Sardegna Abbandonata 

Continuando ad andare avanti e vi erano ancora le costruzioni che ospitavano  la cooperativa, il magazzino, l’officina, la falegnameria  e mi sono sembrate ancora in buono stato. Mentre camminavamo ci avvicinavamo alla Centrale o meglio ciò che ne restava, ma la si poteva ancora ammirare in  tutta la sua imponenza. Il serbatoio della nafta era sparito così anche le tante piante di agave che lo circondavano ma forse avevano fiorito concludendo quindi  il loro ciclo vitale. Continuai la mia visita accompagnata da alcuni amici che si occupavano di far da guida alle persone in visita, ma questa volta potevo far  io da cicerone anche se quello che vedevo non era certo come lo ricordavo. Arrivati alla Centrale vidi che gli ingressi e le finestre del primo piano erano state murate,  troppo tardi perché i vandali ormai avevano saccheggiato tutto. Passammo dalla parte dei mulini di cui restavano soltanto delle buche dove veniva scaricato il carbone che polverizzato  alimentava le caldaie. Ricordo ancora il rumore dei mulini quando macinavano il carbone. Di fronte erano ancora visibili i ruderi del centro sperimentale dell’ENEL per l’energia eolica  nel quale campeggiava una scritta “CENTRO SPERIMENTALE  PER LE RICERCHE SUGLI  ISOLAMENTI DI TIPO SALINO”. Ricordo che una pala eolica (così la chiamavamo) o meglio un rotore era stato posizionato tra il muro di cinta della centrale, accanto all’ingresso e la strada. Per tanti anni l’ho vista passando davanti  Santa Caterina fino alla sua demolizione.  Ma continuando nella visita arrivammo al castelletto ovvero alla stazione di trasformazione di cui ormai restava soltanto lo scheletro  in mezzo a cespugli e qualche, isolatore. Svoltato l’angolo mi sono trovata davanti alla facciata prospiciente al canale di adduzione e,  anche se parzialmente distrutto era ancora evidente la doppia scalinata ( che tanto tempo fa era il nostro spogliatoio) sormontata dalla scritta SES CENTRALE SANTA CATERINA  (SES sostituita poi con ENEL). Le rotaie, le griglie rotative per filtrare l’acqua del mare che sarebbe entrata nella vasca di adduzione, le ringhiere non era rimasto più nulla, i pilastri dai quali ci tuffavano erano diroccati, il canale di scarico non era più visibile qualcuno mi chiese dove fosse, riuscì ovviamente a individuarlo anche se era praticamente diventato un canneto, era rimasta ancora in buono stato la vasca di adduzione che conteneva ancora l’acqua di raffreddamento, anche se non serviva più. Il risultato è che della mia meravigliosa Centrale dove avevo trascorso i miglior anni della mia vita, non era rimasto che un guscio vuoto vandalizzato e pur vero che passati circa cinquant’anni dalla sua dismissione, ma si sarebbe potuto preservarla e magari sarebbe diventata un edificio di valore storico e architettonico per visite guidate, ma ormai con questa distruzione  non ci potranno essere margini di recupero e le sue luci non s’accenderanno più se non nei nostri  meravigliosi ricordi.

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