San G Suergiu estate a Santa Caterina dagli anni 50

San G Suergiu estate a Santa Caterina dagli anni 50

All’arrivo dell’estate, nella Centrale di Santa Caterina,  rientravano i nostri fratelli oltre a  parenti e amici che di norma venivano a trovare le varie famiglie per cui la popolazione di noi ragazzi aumentava.

La mattina andavamo tutti a fare il bagno nel canale, si nuotava ( eravamo tutti bravi nuotatori)  si prendeva il sole oppure si raccoglievano arselle o ancora si costruivano delle piste nella sabbia  per gareggiare con le lumache o con i tappi. Alcune altre volte si faceva qualche barcheggiata a remi con la Cicci  oppure a vela col Vito (barca a vela del capo centrale) , ero diventata un’esperta velista (più o meno). Il tempo trascorreva velocemente  poi al suono della sirena  si rientrava tutti a casa. La sirena della centrale oltre che per i turni del personale e per segnalare quando la centrale andava “fuori servizio”, segnava anche i nostri ritmi. Al suono della sirena si rientrava dal mare per il pranzo, la sera si rientrava  a casa per la cena. Se poi  tardavamo mio padre si affacciava alla finestra di casa e ci chiamava con un fischio si rientrava subito perché la cena era pronta. (Non avevamo telefoni

ni e spesso neanche orologi)

La mattina era mare, mare, mare anche se non c’era la grande spiaggia noi ci divertivamo ugualmente. La sera poi si usciva dopo le cinque.  Naturalmente prima  andavamo ad innaffiare l’ orto, già perché sul retro della palazzina c’erano i pollai e gli orti con annessa una vigna piccola ma  produttiva ed alcune piante da frutta, in seguito il capo centrale ne fece piantare molte altre  in ogni orto. Ormai la zona della centrale non era più una landa desolata ma c’erano tanti giardini che d’estate erano tutti fioriti. C’erano  belle piante di mioppus che con i loro grandi cespugli rotondi e sempreverdi  fungevano da siepi. Dietro una di queste spalliere era stato costruito il campo da bocce, il quale ben presto diventò un punto d’incontro per adulti e ragazzi. La si festeggiavano onomastici, compleanni, oppure si facevano sfide  che terminavano sempre con qualche invito. Fino alle 19 circa potevamo giocarci noi ragazzi, poi lo preparavamo per i grandi e dovevamo farlo diventare liscio come un tavolo di biliardo. Cominciavano le partite e noi facevamo un pò da arbitri e un pò da spettatori. Comunque il tempo trascorreva con tanta serenità. Altre volte si giocava a nascondino insomma non ci si annoiava.  Talvolta con la famosa jeep andavamo a Calasetta  in spiaggia. Oppure si organizzavano  gite a Porto Pino  oppure a Porto Pineddu di cui ricordo delle dune altissime, bianchissime e degli scogli meravigliosi, ma allora non erano certamente località molto frequentate Ancora  si organizzò una gita a Santadi per andare a caccia, il mezzo di trasporto era il famoso ’26 . Levataccia alle tre del mattino perché si doveva arrivare in posta molto presto. Le signore viaggiavano davanti in cabina, mentre noi avevamo preso posto nel cassone assieme alle vettovaglie, cani,  fucili ecc. Arrivati in zona e depositate tutte le provviste, i cacciatori e  noi ragazze al seguito ci incamminammo  in mezzo a boschi verso i monti di Santadi. Noi li seguimmo per un tratto di strada poi ci stancammo e sedute all’ombra vicino ad un ruscello  ne aspettammo il rientro.  Finalmente arrivarono stanchi ovviamente senza prede, ci caricarono di fucili e cartucciere e rientrammo nella radura dove ci aspettavamo per il pranzo, dopo un riposino all’ombra degli alberi,  la sera facemmo rientro a casa, avevamo trascorso una bella giornata in mezzo alla natura. Da non dimenticare le gite a Carloforte a mangiar aragosta. Ancora mi piace ricordare il mese trascorso in peschiera. Oltre alla casa dei pescatori c’era anche una casetta per il capo centrale con una piccola spiaggia privata.  Alle sette della mattina la jeep ci trasportava in peschiera (io, la mia amica e il nipote del capo centrale) un bicchierino di mistrà ( così si riscaldavano i “veci alpini”)  per non aver freddo e giù in acqua dentro le giostre a prendere il pesce (con le mani)  quello che prendevamo lo consegnavamo ai pescatori. Finito il “lavoro” con la barca andavamo in giro a fare il bagno, nel frattempo arrivavano anche le nostre madri, fratelli e si formava una bella combriccola. Pranzo a base di pesce, indimenticabile, qualche scaramuccia con le angurie infine bagno e alle cinque tutti a casa. Doccia, merenda e tutti al campo di bocce. Ricordo anche un’altra gita indimenticabile con un ingegnere dell’Elettrica Sarda che, per festeggiare l’onomastico del figlio Paolo  ci  portò a vedere le dighe del Flumendosa (Bau Muggeris, Bau Mandara e Bau Mela) di cui ci illustrò tutte le caratteristiche. Potemmo vedere anche dei panorami meravigliosi e dopo una visita al lago Flumendosa, dove pranzammo,  ci mettemmo in viaggio per rientrare perché la strada da fare era tanta. Fu una gita molto bella e istruttiva di cui  serbo ancora il ricordo.

San G Suergiu estate a Santa Caterina dagli anni 50

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