Peschiera della Centrale di Santa Caterina

Peschiera della Centrale di Santa Caterina

La peschiera

Un’altra cosa da ricordare è la famosa peschiera. Prima che venisse chiusa per la costruzione delle  “saline più grandi d’Europa”. Lo stagno di S. Caterina era gestito, dai primi del 1900 da una cooperativa di pescatori di S. Antioco ma dal momento che gli stessi denunciavano continuamente danni alla loro attività, dovuti, secondo loro, all’innalzamento della temperatura dell’acqua, la Società Elettrica Sarda acquistò lo stagno e la suddetta peschiera. Si venne ad un accordo con i pescatori sulla vendita dei loro diritti e pertanto la gestione passò alla direzione della Centrale. Per due anni l’attività della pesca venne sospesa si fecero studi sui pesci per  aumentare la popolazione degli stessi. Si fecero inoltre opere di presa a mare nella zona di “Corru Longu” (nell’istmo di S. Antioco). Il novellame entrava in grande quantità nelle cosiddette  “bocche da rifornire” opere in canne che venivano costruite e manutenzionate dagli stessi pescatori”. Alcuni infatti avevano optato per restare come dipendenti della Società invece che essere liquidati. Il risultato fu molto positivo perché il prelievo del pesce fu fatto in maniera razionale ossia il pescato doveva avere un peso adeguato. Le orate dovevano pesare circa 300 g, i cefali 500 g, e la bottarga prodotta doveva pesare almeno 200 g a pezzo pronto per la vendita. Tutte le attività venivano accuratamente registrate ed economicamente controllate. In cinque anni di attività ci si rifece di tutte le spese sia di acquisizione, manutenzione, attrezzature utilizzate e stipendi dei dipendenti. Parte del pescato veniva venduto presso lo spaccio aziendale a prezzo sicuramente molto conveniente. Si dimostrò quindi che l’innalzamento della temperatura non solo non danneggiava il pesce ma anzi ne aumentava il metabolismo facilitandone la crescita. Diciamo che nel del canale di scarico i pesci di varie specie erano numerosi, oltre ai succitati cefali e orate c’erano sparlotte, ghiozzi, anguille e, secondo il periodo anche sogliole. (Tratto “Santa Caterina: Quale futuro?” Autore G. Frare)

La pesca a Santa Caterina

Dalla vicina peschiera nel mese di ottobre entravano nel canale di scarico orate in gran quantità. All’imbrunire ci si riuniva e si andava tutti a pescare, ragazzi e adulti. Ciascuno di noi si portava a casa in media  dieci, dodici orate del peso di  250 o 300 g. circa.  Il periodo in cui si poteva pescare andava dalle 20 alle 22, e poi tutti a casa, anche perché le bestiole non beccavano più.

Nel mese di dicembre quando i laghi erano pieni e quindi le centrali idroelettriche  andavano a pieno regime per  Santa Caterina  si programmava il fermo per manutenzione.  Si chiudeva l’uscita del canale di scarico in modo che potesse defluire l’acqua non potesse uscire il pesce, poi si bloccava l’entrata dell’acqua di mare, questo punto il canale poteva essere prosciugato. Si scendeva dentro nel canale e iniziava la raccolta del pesce, parte con reti oppure con le mani,  c’era veramente tanto.

Qualche volta sono scesa anch’io, munita di stivaloni . Per curiosità, ricordo di essermi inoltrata dentro il canale fin dove iniziava lo scarico dell’acqua dalla condensa. Una volta raccolto, il pesce, veniva distribuito ai dipendenti.  Però sia il canale di adduzione sia il canale di scarico   erano pescosi. Si potevamo raccogliere arselle e a secondo dei periodi si pescavano i diversi tipi di pesci. Nel mese di aprile si pescavano i ghiozzi. Un pomeriggio decisi di andare a pescare. Presi la cesta, la lenza, l’esca e mi avviai al canale. Lungo il percorso incontrai il capo centrale ci salutammo e mi chiese dove stessi andando, gli risposi che andavo a pesca mi invitò a seguirlo. Entrammo in centrale, in condensa, fece aprire una botola e mi disse di pescare li dentro, in breve il bottino fu di circa un kg di bellissimi ghiozzi. Mentre ero intenta alla pesca lui mi stava a fianco ad un certo punto si allontanò,  poco dopo  tornò con un coniglio appena cacciato (Il fatto e che dalla sala quadri avevano avvistato i conigli lo avevano avvisato e lui da buon cacciatore ne aveva preso uno). Me lo diede e mi disse ” se qualcuno ti chiede, dì che lo hai pescato”. Uscendo dalla centrale  incontrai degli operai che mi chiesero cosa avessi preso ed io risposi “un chiletto di ghiozzi ed un coniglio” e tornai a casa. Quando mio padre smontò dal servizio e rientrò a casa,  mi disse “ma cosa hai combinato ci sono tutti gli operai in subbuglio perché sostengono che hai preso un coniglio con la lenza, e mi hanno chiesto di portare la pelle come prova”. Io mi misi a ridere e gli  raccontai il fatto e che a suggerirmi di dire che lo avevo pescato era stato proprio il capo centrale. Mio padre trovò scuse per non esibire la pelle  e forse ad alcuni rimase il dubbio anche perché il coniglio lo avevano visto e lo sparo non lo avevano sentito. Sicuramente gli unici a sapere la verità erano i quadristi ma anche loro stettero alla scherzo.

Peschiera della Centrale di Santa Caterina

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