Fatti e misfatti dei ragazzi della Centrale di Santa Caterina

Fatti e misfatti dei ragazzi della Centrale di Santa Caterina

Questi fatti riguardano i ragazzi più grandicelli che qualcuna la combinavano. A Santa Caterina vi erano molti animali oltre ai cani il Capo centrale aveva una gran varietà di altri animali, canarini pappagallini, anatre, galline, piccioni, conigli e infine una coppia di gallinelle Bantan, il galletto si chiamava Isidoro e la gallinella, Beatrice. Nel nostro pollaio oltre alle immancabili galline vi erano oche, anatre, conigli e piccioni. L’unica specie che mancava in tutto il cantiere erano i gatti, ma in compenso vi era un buon numero di topi che dico topi erano grandi come conigli. Non erano cattivi non ci hanno mai aggredito, sembrava fossero addomesticati. La notte secondo il viottolo che percorrevi te ne trovavi qualcuno fra i piedi ma noi non li temevamo. Come è la loro natura erano molto furbi e quando si andava a pescare si appostavano dietro di noi in attesa di rubarci qualche pesce (e ci riuscivano). Quando davamo il mangime alle galline si mettevano dietro la recinzione aspettando che andassimo via per andare a mangiare anche loro. Si faceva la derattizzazione ma loro erano cosi furbi che una volta appurato che le esche erano indigeste non le toccavano più.

Il Capo centrale decise che era ora di ridurli per cui incaricò i ragazzi di cacciarli promettendo 100 lire per ogni coda. Mio fratello possedeva un piccolo fucile ad aria compressa e con quello iniziarono la caccia. Qualche volta magari si divertivano a sparare nel didietro le ragazze ma i piombini erano sostituiti da boccioli di erba, comunque facevano male. Naturalmente andarono a lamentarsi con mio padre e la cosa finì. Le ragazze però meditarono vendetta e scoperto il luogo dove i ragazzi tenevano le code, le presero e le nascosero, alla fine dopo aver ricevuto le doverose scuse le restituirono legate con un fiocchetto rosso. Ricordo che una volta riuscirono a recuperare le code già pagate  per ottenere un nuovo pagamento, ma naturalmente la cosa fu subito scoperta e non si ripeté più.

Questi ragazzi ogni tanto ne combinavano qualcuna di nuova. Una notte nonostante i divieti  decisero di andare nella fascia forestale a cacciare i passeri. Penso che fosse intorno alle ventitré mio fratello maggiore  Luciano, rientrava a piedi da San Giovanni perché avendo fatto ritardo il treno non vi erano più mezzi per Santa Caterina. Arrivato nelle vicinanze della Centrale sentì dei rumori provenire  dal forestale capì subito di chi si trattava e disse a voce alta “chi va là”. I ragazzi pensando si trattasse dei carabinieri, perché  sarebbero stati guai grossi, fuggirono a gran velocità, qualcuno sosteneva che avessero saltato  anche siepi di fichi d’india, arrivarono a casa e si sedettero ansanti negli scalini di casa e ringraziando di averla scampata, dopo qualche minuto arrivò mio fratello che con aria angelica disse ” Eravate voi quelli che ho sentito muoversi nel forestale?” Inutile descrivere le loro facce, naturalmente, come al solito il giorno dopo la cosa si seppe e finì con risate e prese in giro.

Un giorno decisero di fare una cena e ognuno dalla propria famiglia “rubò” qualcosa,  da noi entrarono furtivamente nella stanzetta accanto al pollaio dove si teneva il vino e ne presero un fiasco, ma al lato di questa stanzetta c’era la vasca delle anitre e il malcapitato, dato che era notte, ci finì dentro. Come lo seppe, mia madre commentò ridendo “è stato fortunato perché avevo appena cambiato l’acqua”. Qualcun’altro portò una gallina, tutti portarono il loro contributo e mia madre cucinò per loro tutte le vivande e con queste allestirono una bella cena sul terrazzo sopra casa mia. La sottoscritta faceva la “cameriera” per portare su  tutti i piatti, notai che si divertivano parecchio,

Un’altra carina gli stessi ragazzi la combinarono una notte di Natale. La centrale era ferma ed ai ragazzi era stato vietato di andare a pescare nel canale di scarico. Per non farsi sorprendere ne escogitarono una delle loro. Dopo cena mentre noi ancora si festeggiava, si misero tutti in ghingheri dissero che sarebbero andati a S. Antioco a ballare ed uscirono. Ma invece andarono in sala quadri, in Centrale, si misero in costume da bagno scesero in condensa aprirono la botola  e si calarono nel canale di scarico e  cominciarono a tira su pesci (spigole, sogliole,orate) a secchiate fuori c’era un “complice” un loro amico operaio che lo raccoglieva. Fatto un bel bottino uscirono e con grande delusione non trovarono il pesce ma bensì il Capo centrale, chiesero  dove si trovava il pesce e si sentirono rispondere “Quale pesce? forse quello che si trova in Sala quadri? Benissimo, disse il capo centrale, avete fatto una buona pesca adesso questo pesce lo mandiamo a Cagliari per fare un bell’omaggio ai dirigenti, dato che domani è Natale”. Però vista la delusione dei ragazzi, li invitò a prendere la loro parte ma rifiutarono con molta nonchalance. Sembrava tutto finito ma non era così infatti più tardi tornarono nel canale e presero ancora un bel po di pesce. Ricordo che alle tre del mattino mio fratello mi svegliò per  farmi vedere il pescato raccomandandomi di non dire nulla ai nostri genitori e quindi presero tutto e andarono a venderlo.

In centrale c’era un campo da bocce che praticamente era il punto di ritrova serale e dove spesso si facevano delle sfide. In una bella serata estiva, c’erano ospiti dei montatori veneti e si decise di fare un piccolo torneo di bocce e oltre agli inviti c’era qualche cassa di birra tenuta in fresco  sotto un bel getto d’acqua. Per la distribuzione si erano offerti  mio fratello Guido ed un suo carissimo amico Tonino. Aprivano le bottiglie e le offrivano. Ad un certo punto mio padre notò che la birra non era buona pareva troppo leggera si avvicinò ai ragazzi e  quello che scoprì fu che i giovanotti aprivano le bottiglie ne bevevano un po’ e rabboccavano  con l’acqua,  non ricordo tutto quello che gli fu detto, certo è che sparirono dalla circolazione  fino a che le acque non si furono calmate.

Queste furono le “malefatte” più eclatanti che anzi potremmo definirle aneddoti, tanto si finiva sempre col riderci su e i ragazzi imparavano la lezione.
Fatti e misfatti dei ragazzi della Centrale di Santa Caterina

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