Come abbiamo vissuto in Centrale SES durante la Guerra

Come abbiamo vissuto in Centrale SES durante la Guerra

Siamo nel  1942 /44 ancora in piena guerra . In quel periodo sono nata, era il giorno di Pasqua, il tempo era pessimo e per mio padre era il primo giorno di riposo dopo un lungo periodo di turni ininterroti. Appena smontato dal servizio invece dovette inforcare la bicicletta e andare a chiamare la “levatrice” (non c’erano telefoni) e col suo aiuto venni alla luce. Ero la prima bambina nata a Santa Caterina una Piccola Italiana!!

A questo punto voglio ricordare la “levatrice”  si chiamava Signora Bruna ed era una vera istituzione. Era l’ostetrica condotta. Prestava la sua opera su tutto il territorio di San Giovanni Suergiu , costituto dal paese, da Santa Caterina e da tutti gli “stazzi” dislocati nelle campagne.  Era una persona di grande capacità professionale e grande coraggio. Non dimentichiamo che siamo in periodo di guerra e vigeva il coprifuoco ma lei incurante  dei pericoli, a tutte le ore di giorno e della notte si recava la dove era necessaria la sua opera. A tal proposito si racconta un aneddoto. Normalmente si spostava con una vecchia moto. Una notte dopo il coprifuoco,  mentre si recava ad assistere una partoriente la fermò la milizia, lei non si perse d’animo e disse che il bimbo stava per nascere e non poteva attendere, ma, che con una moto come la loro, ci avrebbe messo meno tempo!  La sfidarono ad usarla, lei senza esitazione balzò in sella e partì a tutto gas inseguita dai militi. La notte arrivò a destinazione con la scorta. Che io sappia quasi tutti i bambini di Santa Caterina sono venuti al mondo col suo aiuto.

Il periodo era brutto,  tutta la zona  veniva bombardata con  molta frequenza, perchè oltre la Centrale, c’era anche il porto di S. Antioco e un pò dappertutto vi erano  fossi lasciati dalle bombe. Quelle inesplose venivano recuperate  dai pescatori, per ricavarne l’esplosivo da utilizzare per la pesca!!!  Spesso però avvenivano tragedie, alcuni morirono, altri i più fortunati rimasero invalidi.

Data la situazione  sfollammo a Santulussurgiu. Rientrammo infine a Santa Caterina ma il 2 novembre del ’43 mi ammalai di difterite (diciamo che oltre le bombe, la malaria c’era anche un’epidemia di difterite che falcidiava i bambini). Per poco non ci lasciai la pelle ma, nonostante le speranze fossero ormai poche, mia madre insistette perchè mi operassero. Ancora non esistevano gli antibiotici quindi fu difficile superare anche la broncopolmonite che subentrò dopo l’intervento. Ma alla fine guarì e  come ricordo porto ancora la cicatrice sul collo.

Visto che per me le date sono  importanti: il 5 Aprile giorno di Pasqua sono nata, il 2 di novembre sono stata ricoverata in ospedale l’ 8 settembre 1943, mentre la radio annunciava l’avvenuto armistizio, ho iniziato a camminare senza appoggi.

Negli anni della guerra era tutto razionato. Davano a ciascuna famiglia la cosidetta Tessera Annonaria e con quella nelle botteghe si poteva avere una certa quantità dil pane, zucchero, farina e carne ma si doveva  far la fila dal mattino presto. Però ci fu un periodo di carestia e molte persone patirono la fame. A Santa Caterina non la soffrimmo perchè avevamo un piccolo orto che ci forniva verdura e qualche gallina per le uova. Nel canale di scarico della Centrale si pescava del pesce. Inoltre i contadini dei dintorni quando gli si rompevano zappe aratri, chiedevano il permesso di farle riparare in officina e in cambio portavano uova, frutta ed altro, se poi ammazzavano il maiale ne portavano qualche pezzo. Un pò di cibo lo si procurava a “borsa nera” o come si diceva “a martinica”.   Insomma i nostri genitori hanno saputo arrangiarsi per superare questo periodo critico.

Vedi anche: La Società elettrica Sarda e il suo impegno per il sociale

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3 Risposte a “Come abbiamo vissuto in Centrale SES durante la Guerra”

  1. Marinella, quanto hai costruito è bellissimo, un blog ammirevole per il suo contenuto. E’ il proseguo del libro di Santa Caterina che l’Auser ha pubblicato nel 2011. Questa è un occasione non solo di far conoscere quanto tu hai raccontato con lo scritto e con le fotografie ma anche per trovare altre testimonianze in rete su questo impianto. Complimenti

  2. Anche la mia carissima sorella,Annamaria,nasceva a S.Caterina ,proprio nella centrale, il 5 /02 / 1942.
    Si racconta che proprio signora Bruna,coraggiosa “levatrice ” l’aveva aiutata a venire al mondo.
    Grazie per averlo ricordato Marinella

  3. Ciao Marinella,
    grande e bellissimo lavoro, solo la tua grande e immensa pazienza poteva fare un simile
    lavoro. Complimenti e di nuovo bravissima.
    ciao giampaolo

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