Introduzione storica Società Elettrica Sarda

Società Elettrica Sarda – Quanto ha rappresentato per il progresso della Sardegna

Ho parlato finora di ciò che sapevo sulla Società  Elettrica Sarda basandomi sui miei ricordi, dato che sono nata a Santa Caterina e vi ho vissuto fino al 1965. Nel 1961 esattamente cinquantacinque anni fa la società festeggiava il mezzo secolo dalla sua costituzione e in quell’occasione fece un numero speciale del  Notiziario aziendale  ripercorrendo tutte le tappe del suo cammino fino a quell’anno. Voglio adesso raccontare la storia dell’Elettrica Sarda in tutto il suo iter faticoso,  attraverso due guerre mondiali e superando la crisi industriale degli anni trenta  e nonostante ciò diede tanto alla Sardegna  aiutandola ad uscire dallo stato di secolare  abbandono in cui si trovava. Diede inizio all’elettrificazione della regione e cosa molto importante, con l’attuazione di dighe e non solo , con opere di irrigazione e bonifica in tutto il territorio. La storia inizia il 4 novembre 1911 quando a Livorno fu fondata la Società Elettrica Sarda con un capitale di seicentomila lire diviso in seimila azioni da cento lire, che si proponeva su un piano industriale, di portare l’energia elettrica in Sardegna dove era praticamente ignorata. Se pensiamo a quei tempi ci rendiamo conto della lungimiranza e il coraggio pionieristico di queste persone che investirono in un’impresa cosi rischiosa. La Società iniziò con la prima piccola centrale di Cagliari, nel 1914, distrutta nel bombardamento del 1943. Al suo posto fu poi costruito il nuovo Palazzo della Società elettrica Sarda, un grattacielo di quattordici piani dotato di un modernissimo impianto di riscaldamento e inaugurato nel 1960 e sulla cui sommità campeggiava la scritta a lettere luminose S E S. Si proseguì con la costruzione della centrale di Portovesme (ceduta poi alla Monteponi), nel 1924  entrò in funzione la Centrale di Santa Gilla ed infine nel 1939 entrò in esercizio la centrale di Santa Caterina.

Introduzione storica Società Elettrica Sarda

 

Queste centrali termoelettriche utilizzavano il carbone Sulcis che a quei tempi era l’unico disponibile ma essendo giovane aveva un potere calorico basso e quindi  basso rendimento e un alto contenuto di scorie. Nel frattempo continuando con tenacia nel lavoro, si innalzarono dighe e con i mezzi di allora erano delle vere opere titaniche, si imbrigliarono fiumi, si costruirono linee elettriche, si proseguì con la bonifica e all’irrigazione delle terre aride e assetate e i loro nomi allora familiari erano Tirso ( con l’invaso che si diceva a quei tempi 1923, il più grande del mondo chissà se era vero) Coghinas (1927) Alto Flumendosa (1949). Il cammino non si arrestò lì perché, quando la Società nel 1961 festeggiò il suo mezzo secolo, entrò in funzione l’impianto del Taloro. Certamente la Società Elettrica Sarda diede un  notevole contributo alla Rinascita della Sardegna e si proponeva di realizzare ancora delle grandi opere considerando che l’energia prodotta era in massima parte energia pulita cosa di cui oggi si parla tanto. Nel consuntivo del 1962 si riporta una nota nella quale si dice che dopo che il C.I.P. emanò il decreto dell’unificazione delle tariffe elettriche, tale provvedimento offrì la possibilità di confermare che la Società praticava tariffe al di sotto di quelle medie dell’Italia Centro-Meridionale e specialmente di quelle praticate da altre Aziende operanti in Sardegna . Si procedeva senza sosta nell’attività costruttiva, con l’adeguamento e il completamento della linea a 120 kV per il collegamento delle centrali del Taloro con la sottostazione di Villasor, più altre linee a 70 kV fra Sassari e Fertilia e fra Liscia e Olbia ed infine il completamento ed entrata in servizio della sottostazione di Flumini. I lavori del nuovo impianto di Casteldoria (III salto de Coghinas), nonostante le difficoltà idrologiche, procedevano a ritmo serrato e si prevedeva la sua entrata in produzione nell’autunno seguente. A Santa Gilla  intanto si procedeva con le opere murarie per l’installazione di un nuovo gruppo da 35.000 kW per aumentare  la producibilità dell’impianto a 200 mln di kWh all’anno in modo da far fronte alle necessità di energia nel caso di grave deficienza idrologica. Così si ragionava e si programmava in modo equilibrato la produzione di energia elettrica (soprattutto pulita) in base ai consumi.( Mi sembra di raccontare una storia di fantascienza se penso a tutto ciò che è accaduto e che e sta accadendo) .

Le notizie tecniche sono riprese da SOCIETA’ ELETTRICA SARDA – ASSEMBLEA ORDINARIA E STRAORDINARIA- DEL 31 MARZO 1962 e da MEZZO SECOLO DELLA S. E. S.

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