Così iniziò la rinascita della Sardegna
Come si legge nell’atto costitutivo della Società già pubblicato, la S.E.S. ormai è noto, nacque a Livorno il 4 Novembre 1911 al numero 2 di via del Fante nei locali della Società Ligure di Elettricità. L’atto fu stilato davanti ad un notaio e testimoni. I fondatori erano degli industriali e tra i quali l’ingegner Alfredo Lodolo che rappresentava Luigi Merello industriale genovese che fu un vero pioniere dell’industrializzazione ed autentico benefattore della Sardegna. Erano persone lungimiranti che capivano quale era l’importanza dell’energia elettrica per il futuro della Sardegna. Si scelse come sede Livorno perche già sede della Società Ligure Toscana di Elettricità di cui la S.E.S era una discendenza: Il capitale della Società fu stabilito in seicentomila lire diviso in azioni da cento lire. Le azioni si diffusero rapidamente e per quanto la maggior parte di esse rimase concentrata nei vari Enti e gruppi finanziari, buona parte vennero acquistate anche dai privati. Il programma della costituenda società era molto ardito e praticamente proponeva: “l’esercizio di centrali generatrici di energia elettrica per forza motrice, illuminazione e trazione, o per altri scopi industriali, l’esercizio delle ferrovie e tranvie e l’assunzione di concessioni di forza idraulica. Finalmente qualcuno si lanciava in un’impresa a dir poco titanica per portare un po’ di beneficio a questa terra povera arida e flagellata dalla malaria e la tubercolosi.
Ma il 1911 fu un anno importante per la Sardegna perché iniziò un programma di trasformazione radicale realizzata nel successivo mezzo secolo e soprattutto ad opera della Società Elettrica Sarda. Bisogna ricordare Angelo Omodeo che con la sua mente geniale riuscì ad inquadrare nei termini tecnici e in un piano completo il problema fondamentale della Sardegna e con la sua lungimiranza vedere nel futuro un’isola florida di laghi e vegetazione. Forse a quei tempi serviva molta fantasia per immaginare ciò, ma per attuare il programma studiò attentamente le condizioni fisiche, la struttura geologica , l’idrografia, l’irregolarità delle precipitazioni, la variabilità dei venti la distribuzione della popolazione e dopo i suoi attenti studi giunse alla conclusione: ” La Sardegna è la regione d’Italia più adatta alla creazione di grandi laghi artificiali, per le sue formazioni fondamentali costituite da rocce antiche, graniti e scisti consistenti e compatte…… per la povertà dei terreni granitici quasi completamene incolti, la cui sottrazione all’agricoltura col diventare sede di lago, rappresenta un danno trascurabile in confronto agli immensi vantaggi ottenibili”… e ancora proprio nel dissesto idraulico l’ing Angelo Omodeo vedeva una delle cause delle miserie dell’Isola e aggiungeva: “Ripristinare i fiumi, e ricostruire quanto è stato distrutto……il resto verrà da sé, senza alcun ausilio ulteriore…l’acqua è sacra, può sempre essere fonte di ricchezza….. In Sardegna bisogna creare una tecnica nuova che sappia comprenderla, trattenerla e renderla benefica.” Questo audace programma era condiviso da un altro pioniere tenace e geniale: l’ing. Giulio Dolcetta, che fu a capo della S.E.S. dal 1917 al 1933. Il programma enunciato dall’ing. Dolcetta era articolato in varie fasi destinate ad integrarsi vicendevolmente
1°) Costruzione di grandi laghi artificiali mediante poderosi sbarramenti sui principali fiumi sardi e di corrispondenti centrali idroelettriche.
2°) Distribuzione dell’energia elettrica, sia per illuminazione o forza motrice, sia per usi agricoli.
3°) Esecuzione di bonifiche idrauliche e di sistemazione agrarie, su vaste zone e distribuzione di acqua per irrigazione.
Con tali premesse e con questi programmi venne concepita e realizzata la diga del Tirso e per quei tempi era veramente un’opera grandiosa. La storia della rinascita della Sardegna inizia proprio con la creazione di questo grande bacino idroelettrico, inaugurata nel 1923 era considerata per quei tempi la più grande diga del mondo che formava il lago artificiale più grande d’Europa. Forse queste notizie sembreranno un po’ noiose ma è bene conoscere quanto sia stato lungo e faticoso il cammino della nostra rinascita ed ancora ritengo doveroso ringraziare questi coraggiosi pionieri che tanto fecero per la nostra Isola e, anche se ormai son trascorsi più di cento anni, fanno sempre parte della nostra storia e non vanno dimenticati.
fonte documentale e fotografica da “Mezzo secolo della S.E.S.” del 1961