Impianti idroelettrici della S.E.S.

Dighe in Sardegna:  Coghinas

Intanto nel 1925 entrò in esercizio la centrale di Busachi (II salto del Tirso) una piccola centrale a circa 4,5 km a valle della precedente, il salto di 17 m. era creato mediante una diga in muratura a gravità, a pianta arcuata lunga 150 m. e alta sulle fondazioni 26 m. sulla sponda sinistra immediatamente a valle era stato costruito il fabbricato dove era stato installato il gruppo turbina-alternatore, qua mi fermo  perché tanto queste centrali non so esistano ancora.  Dopo la diga del Tirso le imponenti realizzazioni proseguirono con la costruzione della diga sul fiume Coghinas alla stretta Muzzone, l’impianto idroelettrico  entrò in funzione nel 1927. Fu il primo impianto in Italia realizzato in caverna. Una condotta forzata attraversava lo spessore della diga, a circa 45 metri dalla bocca di presa, si scendeva in un pozzo di circa 55 metri. Praticamente la sala macchine era a 40 metri sotto l’alveo del fiume. La caratteristica più saliente era quella di avere le macchine in caverna alla quale si accedeva attraverso un pozzo diviso in tre scomparti, in uno trovava locazione l’ascensore, in uno era sistemata la scala e il terzo  utilizzato per il trasporto del materiale e per la ventilazione. La restituzione delle acque, al loro corso naturale, avveniva mediante una galleria a pelo libero, della lunghezza di 4,8 km. L’invaso del Coghinas sommerse il vecchio ponte del tratto Oschiri-Tempio,  costruito ad archi multipli a tutto sesto  risalente alla fine dell’Ottocento, la sua struttura lo rassomigliava ad un ponte romano. Periodicamente nei periodi siccitosi, riaffiorava e pur essendo sottoposto a varie sollecitazioni  appariva sempre intatto fina al 1943 quando fu fatto saltare per ragioni militari. Fu necessario costruire una variante e un nuovo ponte a quota più levata : il ponte Diana. Ogni diga veniva progettata un base alle caratteristiche del territorio questa  era una barriera in calcestruzzo veramente possente. Durante gli scarichi, una imponente lama d’acqua andava ad infrangersi  contro i roccioni che costituivano il vecchio alveo.

Impianti idroelettrici della S.E.S.

 

Oltre ai turboalternatori  vi erano installate macchine a corrente continua per alimentare un impianto di elettrolisi dell’acqua, necessario al funzionamento degli stabilimenti della Società Sarda Prodotti Chimici ( Sarda Ammonia), per la produzione di solfato di ammonio utilizzato nei concimi chimici. Era uno stabilimento inizialmente, creato per utilizzare  l’energia prodotta dall’impianto del Coghinas, ma successivamente per sfruttare l’energia in esubero durante il periodo invernale. Proprio dal Coghinas  proveniva il Capo centrale di Santa Caterina. Infatti dopo aver prestato la sua opera come turnista al reparto elettrolisi diventò capoturno alla Sarda Ammonia.  Successivamente collaborò con i tecnici alla costruzione delle linee elettriche  esercite a 70KV dorsali di collegamento fra le centrali idroelettriche del Coghinas, Tirso e della stazione di Santa Gilla.  Intanto si stavano costruendo le stazioni di trasformazione di Villasor, Chilivani, Iglesias Monteponi e il collegamento con la costruenda centrale di Santa Caterina e quindi fu trasferito alla  sede della direzione tecnica dell’Elettrica Sarda a Cagliari. Quando al suo avviamento la centrale di Santa Caterina presentò varie difficoltà (di cui si è già parlato), verso il 1941 vi fu trasferito d’urgenza  in qualità di Capo centrale. Infatti siamo in periodo di guerra, i laghi del  Coghinas e del  Tirso venivano tenuti bassi di livello e le dighe protette da sbarramenti anti siluro per cui la Centrale di Santa Caterina marciando con tre gruppi su quattro, alla massima potenza riusciva, nonostante le tante difficoltà ed i continui bombardamenti, ad assicurare energia per tutta l’isola. Questa digressione  serve per  ricordare  una persona di grande valore professionale ed umano quale fu il mitico Capo centrale di Santa Caterina e di tutti i dipendenti, tra i quali mio padre, che, nonostante i pericoli per i continui bombardamenti continuarono il loro lavoro mantenendo in funzione  la Centrale.

Acqua sempre acqua  il dramma più penoso della Sardegna. Con questo sbarramento si formò un lago di 250 mln mc  ( il lago riceve tre grossi affluenti : il Rio di Ozieri , il Rio di Berchidda  e il Rio di Oschiri);  per  oltre trent’anni questa acqua preziosa non trovò una logica  utilizzazione nell’irrigazione, fino a che con i finanziamenti della Cassa per il Mezzogiorno a valle dell’ impianto idroelettrico,  in località Casteldoria, fu costruita un diga che avrebbe consentito con l’acqua di scarico della centrale, l’irrigazione della bassa valle del Coghinas. Ancora una volta si riconosce la grande importanza che ebbe la Società Elettrica Sarda, nella prospettiva socio economica della Sardegna. A Casteldoria  (siamo nel 1961) era in via di ultimazione un nuovo impianto per la produzione dell’energia elettrica, ma siamo anche alle soglie della nazionalizzazione quindi non so se questo impianto fu ultimato.

Fonte documentale e fotografica “Mezzo secolo della S.E.S.”

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